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Terra Santa

Ebbi modo di visitarla durante le vacanze di Capodanno del 1995 – un periodo relativamente tranquillo rispetto alla situazione abituale della regione e che ora mi pare di assoluta pace rispetto alle immagini che ci arrivano da lì ogni giorno. Eppure, già allora i segnali inquietanti non mancavano: per andare al di là di ogni colle, non c’era una galleria ma una strada molto più lunga, perché un tunnel può essere un pericoloso obiettivo militare: sotto ogni ponte, vedevo nutriti schieramenti di militari armati in assetto anti-sabotaggio; c’erano posti di blocco nei pochi chilometri tra Gerusalemme e Betlemme… Il tutto con la netta percezione che essere a bordo di un pullman di pellegrini (segnalato su ogni lato da grandi cartelli ai finestrini) ci stava risparmiando buona parte dei disagi che potevamo osservare in chi era su altri veicoli.

Il colmo fu l’attraversamento del Giordano sul ponte di Allenby, un ponte militare che congiunge lo stato di Israele e la Palestina da un lato con la Giordania dall’altro. O forse è meglio dire che le divide: il fiume scorre stretto tra collinette brulle e apparentemente deserte, ma che sai piene di militari appostati; devi cambiare pullman perché è escluso che quello su cui ti trovi, israeliano, possa circolare in un paese arabo. Soprattutto devi arrivare dall’altra parte dopo esserti fatto togliere dal passaporto il visto israeliano, come se tu non ci fossi mai stato e ti trovassi su quella sponda est – che so? – perché paracadutato o teletrasportato. Occorre fingere che lo stato di Gerusalemme e Tel Aviv non esista, anche se ovviamente il fatto di essere lì implica che vieni da là.

Con tutto ciò, prego che tutto torni almeno come era allora, in attesa di una pace vera e duratura.


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