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Monthly Archives: febbraio 2020

New burocratese

Ho sentito un’intervista in cui il Presidente della Crusca accennava alla necessità di evitare un nuovo burocratese basato sull’inglese e ha dato come esempio la parola “caregiver”. L’ho scoperta l’anno scorso quando un ospedale ha dimesso mia moglie, non più autosufficiente, e io sono stato designato come tale nei suoi riguardi. Mi ero qualificato come “marito” (lo sono da 50 anni!) ma a quanto pare parole come “famiglia, marito, moglie” hanno perso valore e significato e allora per sostituirle ci si arrampica sui mirrors.

Inoltre, la parola “caregiver” l’ho sentita pronunciare spesso come “cargiver” – colui che non fornisce assistenza ma automobili. 🙄

Vecchi sovranismi

Non mi era mai successo di smettere di leggere un libro dopo la prima riga e proprio a causa della prima riga. La frase incriminata incomincia con “L’arte di narrare è un’arte essenzialmente *** ”

Al posto degli asterischi metteteci un aggettivo di nazionalità. Avete pensato a “italiana” avendo in mente i nostri novellieri, da Basile, Bandello o Boccaccio e via elencando, fino a Verga e, perché no, Rodari? Oppure avete detto “araba” pensando alle Mille e una notte? O magari “irlandese”, per le innumerevoli leggende celtiche di quella tradizione? Oppure “tedesca, russa, spagnola” per analoghi motivi? Sbagliato.

Secondo il prefatore delle Lettres de mon Moulin di A. Daudet, la risposta giusta è “francese”. Come molte edizioni vecchie, il libro non reca alcuna data di stampa ma la sua provenienza nella mia biblioteca lo colloca a circa un secolo fa e la sola datazione riguarda la prima edizione dell’opera (1869).

Chissà, forse leggerò ugualmente le Lettres, però saltando a pie’ pari la Introduction, esempio lampante di sciovinismo francese.